Da cosa iniziare per raccontare di Libera Feola?
Forse dal temperamento vulcanico che la contraddistingue, proprio come quello della terra che coltiva a Somma Vesuviana, nera, ricca e passionale; o ancora dalla dolcezza a tratti ruvida che mette nei rapporti con gli amici, caratteristica che ritroviamo pari pari nelle sue confetture di albicocche pellecchielle, inebrianti e indimenticabili; o ancora, dalla semplicità e dalla “lentezza” con cui approccia le situazioni per lei ignote, proprio come fanno le sue piante di pomodorino del piennolo, curate con amore materno ai piedi del monte Somma, nel Parco Nazionale del Vesuvio.

Libera Feola con i pomodorini del piennolo (foto di Gianfranco Adduci)

Libera, di nome e di fatto, è tutto questo e decisamente di più.
E’ una contadina resistente e resiliente, che coltiva la sua terra secondo criteri che per i contadini “moderni” sono obsoleti o poco remunerativi, perché non guardano al profitto ma alla conservazione della terra e alla salubrità dei suoi frutti, senza concimi o pesticidi chimici.
E’ una madre che lotta ogni giorno per il benessere di sua figlia, anche attraverso la qualità dei piatti che propone alla sua tavola.
E’ una donna che si impegna quotidianamente per la salvaguardia del territorio – quello vesuviano, ma quello campano in genere – tutelando le piccole produzioni agricole attraverso il sostegno che dà ai suoi “colleghi” produttori.

Noci, ortiche, finocchietto e zafferano dalle terre di Libera Feola

Libera è un esempio di “buona pratica” ecologica: coltiva con metodi naturali; vive con poco, riutilizzando tutto quello che può; evita sprechi; autoproduce buona parte delle cose che mangia; diffonde la cultura del cibo stagionale e territoriale, seguendo un gruppo d’acquisto solidale e partecipando a vari mercatini a chilometro zero.
Libera è un prezioso punto di riferimento nel vesuviano per tutto ciò che riguarda la conservazione dei prodotti della terra. Ma tutti pensiamo a lei anche quando si parla di metodi tradizionali di coltivazione, conservazione di semi antichi, nuove colture per il territorio (lo zafferano, ad esempio) e sperimentazione di pratiche ecosostenibili.

Libera è una cultrice delle antiche varietà di frutta. Sa riconoscere tra i vari tipi di “crisommola”, ovvero l’albicocca vesuviana, da luglio diventata presìdio Slow Food, e distingue con un colpo d’occhio cachi “detannizzati” dai “cachi vaniglia”, gustosa varietà vesuviana, a rischio di estinzione, che la famiglia di Libera custodisce da sempre nei suoi campi.

cachi vanigliaIl cachi vaniglia napoletano – con le sue declinazioni lessicali: kaki vainiglia, loto, cachiss, legnasanta – è inserito nell’elenco stilato dall’Assessorato all’Agricoltura della Regione Campania come una delle produzioni agricole da tutelare, perché ne sta scomparendo la coltivazione.
Il kaki è una varietà di antichissima coltivazione in Campania, anche se oggi la sua coltura risulta ridimensionata a vantaggio della produzione dei loti “ammezziti”, quelli cioè resi eduli dopo un processo di detannizzazione. Tuttavia, le piante di kaki vaniglia resistono ancora nei frutteti di tipo tradizionale concentrati fra Napoli e Salerno, soprattutto nell’agro Acerrano-Nolano e Sarnese-Nocerino oltre che nell’area Vesuviana, che è la zona di origine ed elezione. E’ una pianta di medio vigore, particolarmente resistente alle basse temperature, che produce frutto di forma leggermente appiattita, dalla buccia sottile di colore giallo-arancione alla maturazione di raccolta, che diventa rossastra alla maturazione fisiologica. La polpa del kaki vaniglia è color bronzo scuro, talora rossastra, molto succosa e ricca di semi, dal sapore molto gustoso e zuccherino.

Libera sa che percentuale di zucchero aggiungere alla preparazione di una confettura semplicemente assaggiando la frutta.

Le sue rinomate confetture e marmellate, inoltre, guarniscono deliziose torte e crostate fatte in casa, rigorosamente bio e vegan, dal sapore e dalla fragranza inconfondibili, così come i suoi profumatissimi biscotti o i pasticcini con noci e cioccolato fondente. Inutile dire che Libera è un’autorità anche in fatto di dolci della tradizione, sia di Napoli che del suo entroterra.

Libera è tra le dodici protagoniste del calendario contadino più famoso della Campania, quello creato e realizzato per il 2017 dal collettivo “Donne di Terra”, allo scopo di accendere i riflettori sul lavoro agricolo portato avanti dalle donne, spesso ancora vittime, nell’ambito agricolo, di una mentalità fortemente maschilista che non le ritiene all’altezza ed in grado di gestire un orto, di procedere alle semine o ai raccolti, e ancor meno di contrattare direttamente la vendita dei propri prodotti. Ad ogni incontro pubblico del collettivo, Libera ci tiene molto a sottolineare la parità delle competenze anche in questo settore apparentemente marginale. La battaglia sociale delle donne, Libera ne è convinta, mette radici anche nell’orto.

Dove trovare Libera Feola e le sue autoproduzioni

– al mercato di “Corto Circuito Flegreo”, il primo sabato di ogni mese presso Il giardino dell’orco sul lago d’Averno, il secondo sabato al Lido Pola di Bagnoli e la terza domenica del mese presso i giardini dell’ippodromo di Agnano
– al mercato de “Le cerase”, nei giardini di villa Giaquinto, a Caserta, ogni domenica del mese

Movimento Genuino ClandestinoLibera Feola aderisce al movimento Genuino Clandestino, una rete di persone e comunità in lotta per l’autodeterminazione e la sovranità alimentare. Il movimento è nato spontaneamente per opporsi alle norme che equiparano i cibi contadini trasformati a quelli delle grandi industrie alimentari, rendendoli di fatto fuori legge. Oltre alle rivendicazioni iniziali, Genuino Clandestino propone una serie di azioni alternative alle regole imposte dal sistema capitalistico in ambito agricolo.

in copertina: Libera Feola tra i suoi alberi di crisommola vesuviana (foto di Alessandra Basile)